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La sostenibilità delle relazioni

Cambiamento climatico, conflitti locali e globali, emergenza sanitaria, crisi alimentare, crisi economica, migrazione, assenza di valori… Fino a oggi, tutti i tentativi messi in atto per risolvere gli aspetti critici della nostra realtà non hanno dato risultati soddisfacenti. La verità è che questi problemi sono strettamente interconnessi tra loro e, al di là dei sintomi, condividono tutti la stessa radice comune: l’insostenibilità delle nostre relazioni. Allo stato attuale sono molto spesso insostenibili le relazioni tra singoli individui, tra elettori e rappresentanti politici, tra partiti, consumatori e aziende, lavoratori, stati, comunità scientifiche e religiose, associazioni e quant’altro. In poche parole, è insostenibile la logica con cui, connettendoci tra noi, ci spartiamo i ruoli, le responsabilità e le risorse, dando vita alle strutture politiche, economiche e sociali su cui si fonda l'umanità.

​In sintesi possiamo affermare che:

  • Nessuno dei nostri problemi può essere risolto senza modificare il modo primitivo in cui ci relazioniamo con noi stessi, con il nostro lavoro, con la famiglia, gli amici e i nemici, l’ambiente e la collettività a cui tutti apparteniamo

  • Tutti i nostri problemi troveranno la loro naturale soluzione nel momento in cui impareremo a comunicare in modo sano e sostenibile, instaurando relazioni orientate al bene comune, fondate sul rispetto reciproco e sulla responsabilità personale

 

​Ne consegue che la sostenibilità delle nostre relazioni è la condizione necessaria e sufficiente per qualunque altra forma di sostenibilità

​Se vogliamo veramente uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo infilati dobbiamo dissolvere quelle costrizioni dell’essere che ci impediscono di esprimerci e favorire l’espressione degli altri, ascoltare ed essere ascoltati, dare e ricevere, insegnare e imparare.

A chi spetta il compito di cominciare per primi?

Ai più consapevoli, a tutti coloro che non si trincerano dietro alla frase "io vorrei ma gli altri" e sentono una forte spinta interiore a ricercare un nuovo modo di pensare, agire e comunicare per esprimersi nel mondo.

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Dalla compensazione di un problema alla risoluzione

In genere, non consideriamo l’aspetto relazionale di un qualunque problema e di conseguenza le soluzioni che identifichiamo non possono essere risolutive perché agiscono esclusivamente sui sintomi. Questo vale in tutti gli ambiti e a tutti i livelli:

un cartellino da timbrare non migliora la nostra produttività, un argine artificiale non risolvere un dissesto idrogeologico, uno status symbol non determina il nostro valore,

un amante non risolve una crisi di coppia,

la chirurgia plastica non ci rende più giovani

 

Le nostre soluzioni tengono in considerazione soltanto l’aspetto esteriore di un problema e di conseguenza si limitano ad aggirarlo, tamponarlo compensarlo. In questo modo il problema viene semplicemente spostato nel tempo e si presenterà a noi in forma aggravata. Il punto in cui ci troviamo oggi è il frutto di un lunghissimo processo di compensazione nel corso del quale i problemi sono stati arginati attraverso un'azione di forza su mondo esterno. Ed ora inevitabilmente i nodi vengono al pettine perché ogni problema risolto ne ha generato e di nuovi.

Per risolvere realmente un problema è necessario scomporlo un problema di qualunque natura in:

·        una componente materiale

·        una componente relazionale

 

il problema viene risolto alla radice affrontando in modo simultaneo e sinergico i due aspetti di cui si compone.

​Per migliorare la nostra produttività dobbiamo eliminare i cartellini da timbrare e ripensare la nostra relazione con il lavoro. Allo stesso modo non possiamo risolvere un problema idrogeologico senza ripensare il rapporto con il territorio o ritrovare il nostro valore senza modificare nell’intimo la relazione con noi stessi

Tutte le tecnologie di cui disponiamo ci aiuteranno a risolvere i nostri problemi se non ci metteremo profondamente in discussione come esseri umani

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